Mi sono ribeccata il coviddi, le poche forze che avevo adesso sembrano essersi volute allontanare definitivamente, chè tanto la tesi si scrive da sola.
Lamenti a parte, oggi ne ho approfittato per risentirmi questo album senza senso e quindi eccoci qui.
Ricordo di aver scoperto quest'album nel 2015 perchè un anno dopo, qualcuno (probabilmente dopo avergliene parlato, o avergli fatto 'na testa tanta) decise fosse carino regalarmi il cd per Natale. Ne rimasi entusiastissima.
Il primo ascolto per me fu estasi pura, ero troppo elettrizzata per averlo scoperto praticamente per caso. E da lì iniziai a riprodurlo in maniera ossessiva, come si fa quando qualcosa ti cattura, la assaggi e non hai voglia di smettere. Fortuna che in questo caso la regola per la quale se abusi di un brano/album rischi di uscirne nauseato, ovviamente, non è riuscita a rovinare tutto. Ogni volta è come se fosse la prima, (clichè, ma vero).
Roger Waters compone quest'album tra il '77 e il '78, parallelamente ad un'altra pietra miliare, "The Wall". Subito dopo infatti propone entrambi i capolavori ai restanti Pink Floyd chiedendo loro di fare una scelta. L'album scartato sarebbe stato destinato ad un lavoro da solista. Si racconta che dopo un primo ascolto la band preferì The Wall, a differenza del loro manager Steve O'Rourke, che aveva evidentemente visto in The pros and cons qualcosa di eccezionale.
The pros and cons viene quindi tenuto nell'ombra, quasi dimenticato, ignorato sino al 1984, anno nel quale Waters lo pubblicherà da solista. Anche se, dopo quel momento, le cose non cambiarono più di tanto; l'album era sottovalutato, riscuoteva fin troppo poco successo e quasi nessuno sembrava capire che quella robetta era stata partorita dallo stesso artista che anni prima aveva fatto impazzire milioni di persone con il celebre Muro.
I problemi che Roger si ritrovò a gestire erano diversi: da un lato c'era un pubblico scettico, che aveva perso entusiasmo dopo la scissione della band; dall'altro una critica smisurata e immotivata verso l'irriverenza di un album che parlava dell'adulterio avuto in sogno (sì Roger sognò le immagini trasformate in tracce) e della scelta di una copertina (a mio avviso perfetta) considerata un inno al sessismo e all'industria pornografica.
Questa è la versione (ingiustamente) censurata da alcuni Paesi spaventati dal sedere dell'attrice e modella Linzi Drew. Fortuna che quella del mio cd è integrale.
L'immagine ritrae la donna nell'atto dell'hitch hiking appunto, ossia di un semplice autostop a margine di una strada deserta.
L'album è lungo 42 min ed è suddiviso in 12 tracce per ciascuna della quali Roger decise di indicare l'orario in cui sognò ogni scena in giro per le strade della Germania. L'album, dunque, corrisponde letteralmente ai suoi 42 minuti di sogno e racconta, scena per scena, tutto quello che attraversa l'inconscio dell'artista durante la notte.
L'autostop della donna viene immaginato come una relazione sentimentale, un adulterio per la precisione (Roger era sposato), un sogno proibito che un uomo fedele e saldo come lui avrebbe potuto concepire soltanto ad occhi chiusi all'interno della sua mente.
Reg (da Rog, diminutivo di Roger), l'uomo protagonista del sogno, si interroga sui pro e contro dell'autostop (metafora del tradimento), vive le conseguenze dell'atto travestite da senso di colpa, deliri notturni e spavento...e quel senso di sollievo col quale ti risvegli da un incubo
realizzando che era tutto solamente immaginato, non reale. In diversi momenti si intuisce infatti che Roger sia riuscito a svegliarsi dal sogno per poi ritornarvici però dopo pochi minuti, a commettere qualcosa di cui si vergogna profondamente e che lo tormenta, tanto da sognare di perdere la lunga storia d'amore con la moglie e rimanere solo, tristemente solo. Così solo da vedersi in "Every stranger's eyes" (penultima traccia), così lontano da ogni legame da cercare appiglio e conforto anche negli occhi di uno sconosciuto (alla maniera di una persona bisognosa d'amore che s'accontenta anche dello sguardo casuale di un essere qualunque che le capita di incrociare). Dev'essersi sentito molto solo cazzo.
Questo sogno è un inno al desiderio condito dalla paura di perdere ogni certezza, ogni possibilità di sentirsi davvero amato e di riconoscersi negli occhi della persona che conosciamo meglio (nel caso di Roger sua moglie). E' un reminder a ciò che conta di più e che si comprende effettivamente solo dopo aver commesso (o sognato di commettere) un errore.
A costruire il Sogno (quest'album è un sogno in tutti i sensi) però Waters non è solo. O meglio, la notte sì, ma in produzione c'è la chitarra blues di Eric Clapton a fargli compagnia, senza la quale non sarebbe stato lo stesso. C'è chi dice che in The pros and cons Clapton abbia offerto la migliore esibizione di un'intera carriera. Io me l'accollerei.
Allego prova qui sotto per i più scettici: concerto del 1984 nel New Jersey. Nella seconda parte di uno spettacolo magistrale viene messo in scena l'intero album.
A voi!!